Le fasi in cui si articola il dolore correlato alla perdita di una persona cara sono molteplici, e in genere c’è bisogno di non meno di un anno per vivere lo stato di accettazione necessario per andare avanti. Questo, infatti, è il periodo di tempo che permette di recuperare una modalità che possa essere confrontata con l’esistenza che si viveva prima del lutto, in virtù di un umore migliore e di una riduzione delle difficoltà di carattere relazionale e psicologico.
I tempi
Ovviamente sono sempre soggettivi i tempi necessari per superare il lutto, i quali variano a seconda delle risorse personali; occorre per altro tenere conto della relazione che si aveva con la persona scomparsa. Anche le modalità con le quali la morte è avvenuta possono incidere sulla velocità con la quale si è in grado di andare avanti. In molti casi, all’inizio c’è una sorta di rifiuto, che comporta una negazione della realtà: a causa dello choc determinato dal triste evento, quasi si tende a non ammettere che esso si sia verificato. Succede, per esempio, che si parli della persona scomparsa come se in realtà fosse viva: insomma, una realtà tanto difficile da sopportare che non si riesce ad accettarla.
Quando si accetta la morte di una persona cara?
Prima o poi, comunque, si è in grado di accettare quello che è successo: così, ci si arrende alla vita e si trova una motivazione per ricominciare con la routine di sempre. Non si può evitare il dolore per la morte, e non lo si può neppure negare: semplicemente esso deve essere preso in considerazione per ciò che è. Vale la pena, invece, di concentrarsi sul fatto che si è vivi e ci sono un sacco di motivi per essere felici. Questo non vuol dire in alcun modo annullare i ricordi; al contrario si tratta di conservarli, lasciando loro un piccolo o grande spazio nel proprio cuore.
Dove cercare aiuto
Tutti in genere hanno paura di vivere delle emozioni troppo intense. È importante, però, cercare non solo di imparare a convivere con il dolore, ma addirittura a vivere il dolore stesso, perché al termine di un periodo più o meno lungo di sofferenza il viaggio di elaborazione del lutto potrà giungere a conclusione. Il dolore, insomma, verrà accettato. Non è vero che non bisogna piangere né parlare del dolore, così come è sbagliato cercare in tutti i modi di evitare di pensare a quello che è successo. Si tratta di una modalità negante che ha il solo effetto di moltiplicare il dolore, il quale di conseguenza finisce per trascinarsi nel tempo: non viene risolto e, anzi, favorisce il crescere di una sgradevole sensazione di solitudine, di tristezza, di vuoto e di silenzio. È opportuno sfogarsi e sentirsi autorizzati a palesare, ovviamente in modi urbani, la propria sofferenza, magari cercando il conforto delle persone a cui si vuol bene.
Una donazione in memoria
Chi effettua una donazione a nome di defunti con Medici Senza Frontiere spesso riesce ad affrontare la fatica del dolore che deriva dalla scomparsa di una persona cara con la consapevolezza di avere fatto una cosa giusta. Si tratta, infatti, di un bel gesto che da una parte serve a eternare la memoria e il nome di chi non c’è più, e dall’altra parte fornisce un aiuto prezioso a qualcuno che ne ha un forte bisogno. Nel caso di Medici Senza Frontiere, per esempio, viene garantita assistenza sanitaria in zone di guerra o in Paesi colpiti da eventi naturali drammatici, come terremoti o alluvioni. La donazione può anche essere effettuata online.