Fare in modo che la nostra tavola sia apparecchiata secondo tutte le regole dell’eleganza non serve unicamente a dimostrare le nostre buone maniere, ma è particolarmente un segno di premura che manifestiamo verso i nostri invitati, che sono poi i protagonisti della serata in quanto nostri ospiti, esattamente come il cercare di non chiacchierare di argomenti che possano risultare loro sgraditi, o l’evitare di preparare pietanze che sappiamo non essere di loro preferenza. Siccome, inoltre, le regole da seguire sono chiare e non eccessive per numero, vale davvero la pena allestire in qualche minuto in più, per verificare che tutto sia eseguito nella maniera più giusta. E per cominciare proprio dalle basi, stenderemo anzitutto sul tavolo da pranzo un mollettone, che non solo tutelerà la superficie del tavolo stesso dal calore e dalle macchie che potrebbero rovinare il mobile, ma avrà anche il vantaggio di affievolire i rumori, alla lunga sgradevoli, causati dagli impatti di piatti, bicchieri e posate sul tavolo stesso. Vi stenderemo quindi sopra una tovaglia scelta in conformità con il tenore della serata (per una fonduta fra amici non ha senso approntare con pizzi e merletti; per un’elegante cena formale, allo stesso modo, niente colori e decori sgargianti) e in che si accompagni bene anche al servizio di piatti. E infine, al centro del tavolo, andremo a porre una decorazione, appunto il centrotavola, che con stile (e soprattutto senza ostacolare i movimenti o la possibilità dei convitati di vedersi in viso) completi la base dell’apparecchiatura.
E veniamo al punto focale – e ahimè, dolente – di qualsiasi apparecchiatura: i piatti e le posate! Quanti, come, dove? Partiamo da una semplice regola: se, come è la regola ormai in tutte le case tranne quelle molto particolari, non ci sarà servizio in tavola da parte di un cameriere, è consentito apprestare in tavola, fin dall’inizio, fino a tre piatti: quello per l’antipasto, quello per il primo (eventualmente una fondina, se si tratta di minestra in brodo) e quello per il secondo. Altri piatti necessari non devono comparire in tavola dall’inizio, e verranno disposti in seguito. Per quanto riguarda le posate, vero labirinto per chi non è pratico, ci sono poche e semplici regole: le forchette vanno sempre a sinistra del piatto, più vicina la normale, poi quella da pesce; a destra vanno, invece, i coltelli (prima normale, e poi da pesce), con la lama rigorosamente rivolta al piatto, e per ultimo il cucchiaio da minestra. Le posate da dessert andranno davanti al piatto, orizzontalmente, la forchetta col manico a sinistra, e il cucchiaio a destra. Salvo che non si tratti di posate antiche e cifrate, forchette e cucchiai andranno disposti con l’incavo, o i rebbi, all’insù. I bicchieri, per ultimare l’opera, saranno disposti a destra, davanti al coltello: saranno come minimo uno grande per l’acqua e uno piccolo per il vino. In caso di più vini, ne andranno aggiunti altri a destra di quello dell’acqua, ma mai più di quattro in totale. E il tovagliolo? O sul piatto, o a fianco delle posate. Ed evitiamo fogge artistiche, grazie!