Sebbene non sembri possibile, parlare oggi, in Italia, di buoni per fare la spesa gratis significa in realtà affrontare ben più che una curiosità, ma di fatto toccare uno degli argomenti più scottanti del momento. Infatti, fra le problematiche più significative e sentite di questi anni economicamente complessi, segnati dalle difficoltà di un momento storico nel quale molte delle certezze economiche, e di conseguenza sociali, che sembravano incrollabili si sono invece dimostrate transitorie e ormai retaggio del passato, senza dubbio c’è quella della crescente pressione fiscale, che va di fatto a decurtare, spesso in maniera gravosa, quella sempre più risicata disponibilità liquida sulla quale è necessario costruire, e che deve coprire, tutte le prospettive di spesa di un nucleo familiare. I buoni spesa gratis sono, in realtà, proprio uno dei metodi chiave che, di recente, si stanno dimostrando ideali per superare questo problema.
Identifichiamo innanzitutto, per assicurarci di partire da una base comune, cosa siano i buoni spesa gratis. Non stiamo – attenzione, la differenza è sostanziale – parlando dei ben noti buoni pasto, i famosi “Ticket restaurant” che permettono di acquistare cibo e bevande in molti locali convenzionati e che, per estensione, diversi supermercati accettano per quel tipo di derrate; quando parliamo di buoni spesa gratis ci riferiamo a una categoria ben precisa di Ticket, che possono di fatto essere utilizzati in un grandissimo numero di esercizi commerciali per acquistare beni e merci di ogni genere, non limitati agli alimentari, ma di fatto estesi a elettronica, abiti, e qualsiasi altro tipo di articolo. Come si vede facilmente, la differenza fra i ticket restaurant e i buoni spesa gratis è assolutamente sostanziale.
Ma in che modo, quindi, i buoni spesa gratis possono essere una soluzione per la pressione fiscale che riduce le nostre disponibilità economiche e liquide?
La risposta è abbastanza semplice, e in realtà sono in crescita le soluzioni – come ad esempio diversi network d’acquisto – che stanno iniziando a sfruttarla. Di fatto, i buoni spesa gratis si possono spendere come fossero denaro – ma non sono denaro contante, e quindi sono sottoposti ad una tassazione all’origine, separata ed effettuata secondo aliquote completamente differenti. Questo fa sì che, quando ad esempio uno dei network di cui parlavamo poc’anzi ricompensa i propri membri con, appunto, una fornitura di buoni spesa gratis, questi ultimi possono essere erogati interamente, senza essere sottoposti ad ulteriori pressioni fiscali come invece accadrebbe per un compenso erogato in denaro. E tutto questo rimanendo spendibili, di fatto, esattamente come i contanti, e quindi senza alcuna complicazione per gli utenti: come forma di valore nuova, che serve veramente agli acquisti e non all’accumulo, i buoni spesa gratis potrebbero rivelarsi come elemento dirompente in molte dinamiche economiche.