Al Luxembourg Centre for Systems Biomedicine, presso l’Università del Lussemburgo, è in corso di sviluppo un modello appena pubblicato sulla rivista scientifica “Stem Cells”, che permette di fare previsioni efficaci su quali tipi di cellule possono essere riprogrammate e trasformate in modo efficiente in altre – ad esempio, passando da cellule cutanee a cellule nervose, il tutto senza necessità di utilizzare le cellule staminali, con ricadute importantissime sulla medicina rigenerativa.
Le cellule di qualsiasi organismo, infatti, sono inizialmente indifferenziate: le cellule staminali embrionali si differenziano poi, sempre di più, in tutti i tipi di cellula che costituiscono un corpo, da quelle cutanee, ai neuroni, ai globuli rossi, alle fibre muscolari. Questo profedimento è però in natura senza ritorno: le cellule tissutali differenziate non si modificano più spontaneamente diventando cellule di tipo differente. Con questa tecnica, invece, diventerebbe possibile prendere cellule cutanee dal paziente stesso, trasformarle in cellule nervose, e utilizzare queste ultime, sane, per curare ad esempio malattie degenerative del sistema nervoso – ad esempio per combattere, o addirittura guarire, malattie come il morbo di Parkinson.
Le tecniche necessarie a programmare una cellula sono ancora agli albori: il Nobel per la trasformazione di cellule tissutali in staminali è cosa recentissima. Normalmente, fino ad ora, la scelta di quali molecole – o fattori di crescita – aggiungere alle colture cellulari, e in quale ordine, era affidata a tentativi, per quanto ovviamente esperti e competenti. La novità straordinaria del metodo in corso di sviluppo all’Università del Lussemburgo consiste invece nel fatto di avere introdotto nel procedimento dei precisi calcoli svolti da un computer, secondo i quali il modello teorico interroga dei database esistenti che contengono abbondanti informazioni sui ruoli e gli effetti dei geni e poi identifica quelli che vanno a mantenere la stabilità della cellula tissutale. A quel punto, basandosi sulle esperienze precedenti, il modello indica quali geni spegnere e accendere, e in che ordine, per modificare una cellula di un tipo in un altro. I primi risultati sono entusiasmanti, e sembrano indicare una reale possibilità di saltare da un tipo ad un altro di cellula senza bisogno di passare per le tanto discusse staminali. Una frontiera importante, e interessante, per la medicina dei prossimi anni.